Nel dopoguerra la Siap, proprietaria della Società Petrolifera Italiana, cambia ragione sociale in: Esso Italiana.
Grazie alla gestione del nuovo direttore, l'ingegnere E. C. Borrego, e alla dedizione di tutto il personale, gli impianti e la raffineria sono ricostruiti molto rapidamente e tornano in breve all’efficienza, ma i tempi in cui Vallezza era una delle più importanti industrie italiani era passata e molti dei pozzi, sfruttati eccessivamente durante la guerra, erano ormai esauriti.

RicostruzioneOfficine

La ricostruzione delle officine nell'immediato dopoguerra.

Nel 1949 alcuni permessi di ricerca nell'area padana vengono negati dal governo la Spi scopre dell’intenzione di creare un monopolio statale petrolifero nella Val Padana. Un momento di tensione in cui Esso Italiana, maggior azionista della Società, minaccia di ritirarsi dalle ricerche in Italia e dalla stessa SPI. Nel 1954 la Società Petrolifera Italiana viene posta in liquidazione ed acquisita da un gruppo di industriali milanesi presieduti da Achille Rivolta. La Esso Italiana era stata costretta ad una drastica riduzione del personale della miniera di Vallezza, mantenendo soltanto la gestione delle miniere attive, due soli impianti di perforazione, e la conduzione della vecchia raffineria.

I nuovi proprietari riprendono l’attività di perforazione sia in pianura che nell’Appennino e anche nella Repubblica di san Marino, sebbene con scarsi risultati.  Anche la ricerca ha un nuovo momento di crescita e nel 1964 la SPI è una tra le prime società italiane a richiedere permessi per esplorazioni in mare“off shore”, ad Ancona, Porto Recanati, Sangro e Rodi Garganico.I permessi vengono accordati, ma la società non riesce a farsi carico della mole di lavoro assunta, ed è costretta a cercare un nuovo partner nella francese Elf, a cui cede il 95% dei 4 permessi. Nonostante le risorse a disposizione siano limitate, durante la gestione del gruppo milanese, si perforano 149 pozzi e viene ampliata la raffineria di Fornovo, che apre alla lavorazione del greggio estero. La nuova raffineria viene conclusa nel 1959 e la sua produzione comprende anche solventi chimici, acqua ragia minerale e il “PJ.4” per l’Aeronautica.

Tra il 1955 e il 1965 il capitale della SPI raddoppia, eppure i titolari della società sono costretti a cedere il 52% del pacchetto azionario alla Phillips Petroleum. L’obiettivo della nuova gestione è trasformare la SPI in un polo di raffinazione nell’area mediterranea, sfruttando i giacimenti produttivi che  Phillips Petroleum possedeva in Nord Africa. Nel 1962, si decide la costruzione di una nuova raffineria ad Arcola, in provincia di La Spezia.che permette di utilizzare anche un oleodotto della Nato che raggiungeva Collecchio (Parma).
Nel 1965 la vecchia raffineria di Fornovo, non più utilizzata, si trasforma in deposito, l’industria mineraria appare in declino e si iniziano a chiudere numerosi pozzi non più attivi. Cinque anni più tardi inizia lo smantellamento della Raffineria di Fornovo, che risparmia soltanto la palazzina liberty, sede storica della SPI.

OfficineChiusura

Il Cantiere di Vallezza negli anni della chiusura, dopo la conclusione delle attività estrattive.

Nel 1972, in seguito alla nazionalizzazione dei giacimenti nordafricani Spi passa alla proprietà del Gruppo Moratti, con partecipazione quasi paritaria di Eni, Ente Nazionale Idrocarburi, ma l’attività estrattiva nell’area di Vallezza è sempre di minore rilevanza: dopo la perforazione infruttuosa del pozzo n. 201, si delibera la chiusura mineraria dei pozzi di Vallezza. La gestione Moratti si conclude nel novembre 1986, quando gli azionisti deliberano la ristrutturazione della Società, e alla SPI viene concessa la sola attività di esplorazione, produzione e commercializzazione di idrocarburi. L’anno successivo, la direzione SPI passa ad Agip. Nel dicembre 1994 il giacimento di Vallezza viene dichiarato esaurito e, dopo aver provveduto alla chiusura mineraria di tutti i pozzi e alla bonifica dei siti, la concessione omonima, cessa di esistere.

Nel 2004-2005 Gas Plus Italiana rileva dal gruppo Eni le principali attività e proprietà della Società Petrolifera Italiana , tra cui l’area petrolifera di Vallezza.

Bibliografia

Manlio Magini, L’Italia e il petrolio tra storia e cronologia, 1970.
A.A.V.V, Spi. Settant'anni, 1975.



 

Nell'immediato dopoguerra l'Industria italiana del petrolio cambia profondamente. Dal 1919 Il ministero dei trasporti invia missioni in Romania, nazione considerata all'avanguardia nella ricerca, estrazione e lavorazione del petrolio, al fine di apprendere nuove tecnologie, ma anche di portarvi investimenti acquisendo società tecnicamente evolute.
Anche l'ingegnere Ariberto Scotti (1885-1925), figlio di Luigi e nuovo direttore della SPI, si occupa dei contatti con l'estero e in particolare viene inviato nei campi di petrolio di Boryslaw, città polacca, oggi appartenente politicamente all'Ucraina, per fare pratica.  Il suo intervento conduce a uno sviluppo importante delle tecniche estrattive e, nel 1923, dopo avere potenziato la raffineria di Fornovo, la SPI sperimenta a Salsomaggiore una nuova tipologia di impianto a percussione che viene disegnato dallo stesso Ariberto Scotti.

Dal 1924 inizia un periodo particolamente difficile per Luigi Scotti già provato, l'anno precedente, da una malattia. A Fornovo si insedia una seconda azienda petrolifera, la "Società Petroli Taro", che viene acquisita dalla SPI alla fine di evitare la concorrenza. L'acquisizione costringe Scotti a contrarre un debito con la banca diretta dal ragioniere Angelo Pogliani. Nel marzo 1925 muore Ariberto, dopo una breve malattia, nel maggio dello stesso anno nella gestione della società, subentra il "Gruppo finanziario del Commendator Pogliani".
Il 4 luglio 1925, la Regina Madre, Margherita di Savoia, si reca in visita ai pozzi di Vallezza. In quella occasione, al fine di compiacere gli ospiti, i dirigenti della società fanno versare del petrolio greggio nel pozzo n. 2 di Neviano, ancora inattivo, e chiedono ai sondatori di attivare la macchina di perforazione al passaggio delle autorità, in modo da inscenare la scoperta di un nuovo pozzo.

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Luigi Scotti con i suoi operai nel 1926, per l'Inaugurazione del pozzo n. 40

Nel 1927 la Standard Oil Company, che in Italia prende il nome di Società Italo Americana pel Petrolio Siap,  rileva buona parte delle azioni SPI e il destino della società muta profondamente. Nel 1928 si rende necessario un rinnovamento delle tecniche estrattive, passando dagli impianti americani a nuovi più efficienti metodiacquisiti dalla Romania. Con questo stato Fornovo ha fitti rapporti inviando ingegneri per la formazione e ospitando alcuni tecnici rumeni per insegnare ai locali le nuove metodologie di trivellazione. Il 20 Novembre 1929 l'importanza di Vallezza per la fornitura italiana di Petrolio viene celebrata dalla visita dell'onorevole Giuseppe Bottai, ministro delle Corporazioni. Di questa visita esiste ancora una ricca documentazione fotografica.

Nel frattempo Luigi Scotti, dopo essere stato estromesso dalla società termina i propri anni dedicandosi alla vita privata nella sua città natale: Fontanellato, dove morirà nel 1933. Nello stesso anno la SPI installa a Vallezza il primo impianto di nuova generazione “Perkersburg National Portable Rotary”, per la perforazione del pozzo 16. Ancora una volta si sperimenta per la prima volta a Vallezza una tecnologia di perforazione innovativa e destinata a cambiare la metodologia di perforazione in tutto il paese.

Negli anni 30 il giacimento di Vallezza vede, anche grazie al nuovo metodo estrattivo basato su un sistema di pozzi collegati ad una centrale di pompaggio, che in Italia sarà ricordato come "Metodo Fornovo", la propria maggiore floridezza.
Si passa dalle 1.883 tonnellate estratte nel 1929 alle 20.649 estratte nel 1933, (circa l'80% della produzione nazionale). Negli stessi anni l'impianto di Vallezza è uno dei siti industriali più all'avanguardia. Si amplia la raffineria di Fornovo, vengono costruiti alcuni oleodotti e metanodotti e sono installate nei centri di Fornovo e Salsomaggiore le prime stazioni italiane di compressione gas per autotrazione. Al tempo stesso viene attivato anche un reparto studi geologici che può contare su metodi all'avanguardia e approfondire le indagini sismiche e gravimetriche, importantissime per la ricerca di nuovi giagicmenti.

Bottai

La visita del ministro Bottai nel 1929

Nell'anno 1939, con l'avvio delle ostilità che porteranno alla Seconda Guerra Mondiale, alla SPI, considerata una risorsa importantissima per l'industria bellica, subentra l'amministrazione Straordinaria dello Stato. Nel 1941 la Petrolifera viene sequestrata dal governo fascista. Di questo periodo si conservano alcune foto che documentano la visita del Primo Ministro Mussolini alla Centrale N. 1. Infine, nel 1944 la miniera di Vallezza viene occupata dalle truppe tedesche.

Nel 1945 Vallezza, divenuta un obiettivo sensibile importantissimo, subisce ben 22 incursioni aeree con bombardamenti da parte delle truppe angloamericane, che portano alla pressochè totale distruzione degli impianti e fanno due vittime tra gli operai. Nel 1946 la SPI torna alla gestione della  Standard Oil & Company - Siap, la futura ESSO, che avvia la ricostruzione.

Bombardamenti

Il Cantiere durante i bombardamenti bellici

Riferimenti Bibliografici

Manlio Magini, L’Italia e il petrolio tra storia e cronologia, 1970.
A.A.V.V, Spi. Settant'anni, 1975.
Enzo Bovaja, Altre memorie su Vallezza, in: “Per la Val Baganza” notiziario del Centro Studi Val Baganza, 2001.

 

 

Il sito minerario di Vallezza, che fino alla fine del XIX secolo aveva dato luogo a pochissimi successi nelle perforazioni, diviene importante nella storia italiana grazie alla figura di Luigi Scotti, che, dopo avere nel 1905 fondato la Società Petrolifera Italiana, potenzia gli impianti estrattivi di Vallezza e, l'anno dopo acquisisce la modesta raffineria di Fornovo di Taro, che sarà ampliata negli anni successivi.

L'investimento di Luigi Scotti a Vallezza si rivela nei primi anni particolarmente rischioso e privo di particolari successi, anche se vi sono documentazioni relative a un primo pozzo profondo 120 metri, che presentava un buon strato d'olio e di altri pozzi, tutti di profondità maggiori, che vengono scavati con impianti singoli azionati da motori a carbone.
Nel 1911 la SPI inizia, per prima in Italia, ad impiegare il gas estratto dai giacimenti per alimentare i motori delle trivelle. In questo modo Scotti, che nel solo impianto di Vallezza usa 2.300 mc di gas al giorno, riesce ad abbassare notevolmente i costi delle trivellazioni, e racoglie il gas delle estrazione, con un'operazione che a quell'epoca non era frequente.

Nel 1911 i pozzi canadesi ad asta numerati dal 2 al 9 di Vallezza, perforati a profondità che variavano tra i 305 e i 570 metri, producono 438.440 litri al giorno. Nel 2012 lavorano alla miniera 39 operai, suddivisi in turni. Tra il direttore, gli elettricisti, i pompisti, i perforatori, i battimazze, i sorveglianti, i fabbri e i falegnami, 24 operai  durante il giorno si alternavano ai 15 che garantivano la perforazione durante la notte. Nel 1912 viene perforato il pozzo 10 e l'anno successivo la miniera rende circa 15 quintali al giorno, di petrolio di ottima qualità, con una quota di benzina che arriva al 60%. Nonostante questi successi il cavaliere Luigi Scotti affronta seri problemi economici.
Nel 1914 viene costruito a Vallezza un primo deposito di greggio, collegato a Fornovo tramite un oleodotto realizzato principalmente per rifornire l'esercito italiano. Si tratta del primo oleodotto italiano, della lunghezza di 4,8 km e con un diametro di 1,5 pollici.
Nel 1916 viene addirittura realizzata una piccola raffineria presso il borgo di Bersanello.
La prima Guerra Mondiale è ormai alle porte e l'attività estrattiva di Vallezza è fondamentale per rifornire l'esercito italiano di carburante per i mezzi di trasporto e da combattimento.  

ScottiFoto di Luigi Scotti (1859-1933), Fondatore della SPI

 

Bibliografia

E. Camerana, B. Galdi, I giacimenti petroliferi dell'Emilia, Bologna, 1911
Manlio Magini, L’Italia e il petrolio tra storia e cronologia, 1970.
A.A.V.V, Spi. Settant'anni, 1975.
Enzo Bovaja, Altre memorie su Vallezza, in: “Per la Val Baganza” notiziario del Centro Studi Val Baganza, 2001.

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Il Gruppo di ricerca AMR/APR, Architettura Musei Reti /Architettura Paesaggio Reti opera nell'ambito del Dipartimento di Ingegneria Civile, dell'Ambiente, del Territorio e Architettura (DICATeA), dell’Università di Parma. Il Gruppo è costituito da docenti di ruolo, docenti a contratto, professionisti, e allievi di corsi di Dottorato.
Coordinatore è Aldo De Poli, professore ordinario di Progettazione Architettonica alla Facoltà di Architettura di Parma, coordinatore della scuola triennale del Dottorato di ricerca in Forme e Strutture dell’Architettura lo stesso Ateneo.
Il Gruppo di ricerca, fondato nel 2005, approfondisce temi inerenti l’architettura degli edifici pubblici con attenzione particolare per le tipologie in trasformazione di musei, biblioteche, archivi ed edifici per la formazione universitaria; si occupa inoltre di progetto urbano, del rapporto tra paesaggi e cultura, di questioni generali di progetto a partire dalle ricerche connesse alla specifica realtà emiliana. Il gruppo coordina progetti di ricerca, workshop di progettazione, raccoglie documentazione scientifica, cura pubblicazioni e cataloghi, organizza giornate di studi e propone occasioni formative aperte a studenti docenti e alla collettività, nell’ambito del Corso di Laurea in Architettura e della scuola triennale del Dottorato di ricerca, proponendosi come osservatorio nell’evoluzione delle dinamiche territoriali e architettoniche.
Il Gruppo è costituito dal professor Aldo De Poli, da Monica Bruzzone e Lucio Serpagli (docenti di progettazione architettonica dell'Università di Parma), da Alessandro Massera,  Luca Vacchelli, Roberta Borghi,  Federica Arman e Maria Amarante (docenti di corsi ufficiali in discipline del progetto dell'Università di Parma) da Matteo Casanovi e Michela Montenero (docenti di corsi integrativi e cultori della materia dell'Università di Parma).
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