L’estrazione del petrolio viene effettuata in Italia fin dall’antichità.
Ne danno testimonianza le fonti documentarie, ma anche alcuni toponimi come Sassuolo, Sassuno, Ponte dell’Olio, che racchiudono nella radice del nome la presenza dell’olio di sasso.

L’estrazione petrolifera, fino alla metà dell’ottocento, avviene in maniera sperimentale. Si impiegano prevalentemente sonde a percussione, che consistono in una palla di ferro sospesa a una corda. Questa, grazie a una puleggia, viene alzata e abbassata in modo da colpire continuamente il terreno. La terra frantumata è estratta con secchi e separata dagli idrocarburi attraverso metodi rudimentali.
Anche la ricerca di idrocarburi avviene in maniera empirica e, non essendo noti studi di sismica, né gravimetria, si seguono deduzioni pseudo logiche sulla natura e forma dei terreni, sulla prossimità di pozzi e delle manifestazioni superficiali di emissioni gassose.

estrazioneSonda 

Il metodo estrattivo più arcaico. La sonda a percussione

 

A partire dal 1860, quando il petrolio diviene una fonte energetica indispensabile per la nascente industria automobilistica, e al tempo stesso il greggio proveniente dagli Stati Uniti è immesso sul mercato europeo a un prezzo competitivo, è necessario per l’Italia sviluppare tecniche di ricerca ed estrazione più evolute, che si basano sugli studi americani e in particolare Pennsilvani.

Secondo alcune fonti l’Italia è il secondo paese europeo dopo la Romania, a imporsi sul mercato degli idrocarburi alla fine XIX secolo. Tra il 1860 e il 1865 iniziano le prime campagne di ricerca a Ozzano Taro (Parma), Rivaltella (Reggio Emilia), Chiavenna e Montechino (Piacenza), ma anche in altre regioni, come a Tocco Casauria in provincia di Pescara. Negli stessi anni il metodo scientifico, messo a punto da alcuni geologi canadesi tra cui William Logan, viene applicato alla ricerca di idrocarburi. Da questo momento la ricerca del petrolio è accompagnata da rilievi e studi geologici di superficie, tettonica regionale, stratigrafia e geofisica e ha inizio l'applicazione del metodo scientifico.

Nel 1866 Ferdinando Gombi, nativo di Sala (oggi Sala Baganza), e le sorelle Colla, proprietari dei terreni, richiedono la zona di Vallezza e di Neviano de’ Rossi, in concessione per l’esplorazione e la perforazione. Qui infatti esistevano già diversi pozzi, sette dei quali, della profondità di 40-50 metri ciascuno, producevano dai 2 ai 5 litri di petrolio al giorno.

Nel 1868, con Regio decreto lo Stato Italiano concede la concessione.
Le ricerche si rivelano tuttavia poco fruttuose e nel 1872 i primi concessionari rinunciano alla miniera dapprima in favore della Società francese Perreau, poi, dal 1881 del conte Giorgio de la Motte e da questi, nel 1885 alla A. Deutsch &C di Parigi, che vi lavorerà senza grandi successi. Nel 1895 la società di Enrico Sergardi con la ditta Bonariva di Bologna che detiene la concessione, affitta i campi petroliferi di Neviano alla Société Française des Pétroles.

Nel 1900 il cavalier Luigi Scotti di Piacenza (1859-1933), ex maestro elementare divenuto, grazie alle proprie inclinazioni alla scoperta, pioniere della nascente ricerca petrolifera, costituisce a Piacenza una società per la ricerca e estrazione di Petrolio: l’Accomandita per azioni Curletti-Anselmi &C. Due anni dopo, nel 1902, lo stesso Scotti fonda, insieme ad altri soci, l’Accomandita Italiana Petroli Scotti &C, che esegue perforazioni nel piacentino e in particolare a Velleja.

Nel 1904 il proprietario dei campi petroliferi di Vallezza, inizia autonomamente a estrarre petrolio con piccoli pozzi scavati a mano.

Nel maggio 1905 Luigi Scotti delibera la trasformazione dell’Accomandita Italiana Petroli Scotti & C in Società per Azioni, e il 16 luglio dello stesso anno sigla l’atto costitutivo della nascita di una nuova società: la Società Petrolifera Italiana (SPI), a Piacenza, alla presenza del regio notaio di Vernasca, dottor Riccardo Douglas Scotti. Ha inizio così la vicenda petrolifera della SPI, destinata a cambiare profondamente il destino del paesaggio di Vallezza e di Fornovo di Taro.

PrimoSaggioVallezza
Nella foto: primo saggio effettuato a Vallezza nel 1905.

Bibliografia

A. Stoppani, I petroli d'Italia, in "Il Politecnico" S. IV vol I e II, Milano, 1866.
Pio Reggi (a cura di), I Pionieri della ricerca del Petrolio in Italia, 1965.
Manlio Magini, L’Italia e il petrolio tra storia e cronologia, 1970.
Enzo Bovaja, Altre memorie su Vallezza, in: “Per la Val Baganza” notiziario del Centro Studi Val Baganza, 2001.
Enzo Bovaja, Tecnologie nella ricerca petrolifera, in: “Per la Val Baganza” notiziario del Centro Studi Val Baganza, 2009.