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Fonti antiche narrano, in Emilia, della presenza di petrolio in depositi superficiali o pozzi nelle campagne. In particolare il Chronicon Placentinorum di Giovanni De Mussis, già alla fine del 1200 parlava degli affioramenti di petrolio nei terreni:

“Sunt etiam in dicto episcopatu Placentino aliquae fonte set putei qui producunt oleum petronicum quod vales ad multa infirmitates”.
(trad. it. Vi sono invero in questo vescovado di Piacenza, anche alcune fonti e pozzi che producono olio di pietra, che serve contro molte malattie)

La presenza del petrolio in affioramenti nelle campagne è nota, ma anche temuta sin dai tempi antichi. Il canonico Serafino Volta, nel 1781 raccontava dei fuochi di Velleja. Gli abitanti li temavano come presenze demoniache. In realtà Volta spiega nel testo la loro natura di sorgenti gassose alimentate da petrolio sotto forma di vapore.

Il petrolio, definito nell’antichità olio di sasso o olio di roccia, è impiegato da tempo immemorabile dagli abitanti dell’Alta Val Sporzana, che lo raccoglievano da pozze o buche nel terreno, da cui la sostanza emergeva per trasudazione o stillicidio della roccia arenaria locale. Nei piccoli centri di Neviano de’ Rossi, Ronco e Vallezza era frequente specie nei periodi piovosi, trovare pozze d’acqua ricoperte di uno spesso strato oleoso, che veniva separato dall’acqua con metodi artigianali e commercializzato per innumerevoli impieghi, in particolare medicinali. Le prime notizie sul cosiddetto “oro di Neviano”, giungono da Antonio Stoppani, che attorno alla metà del 1800 riferisce della presenza di circa trenta pozzi, costruiti in muratura esattamente come i pozzi per l'acqua, e profondi dai 10 ai 20 metri, che producevano, ciascuno, circa 25 chilogrammi di petrolio al giorno.
Fino al XIX secolo il petrolio era impiegato per usi molto differenti. Principalmente esso era usato come combustibile per alimentare le lampade, ma anche come rimedio medicamentoso, lenitivo per curare problemi di cute, ed era presente in numerosi preparati medicinali.

Storia01

Stampa che raffigura i fuochi prodotti dai terreni nella campagna emiliana (da A.Volta, Lettere, 1777)

Riferimenti bibliografici

Giovanni de Mussi, Chronicon Placentinum, 1278.
Serafino Volta, Lettere. Sull'aria infiammabile nativa delle paludi, 1777.
Antonio Stoppani, Il Bel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali la geologia e la geografia fisica d'Italia, 1876.
Aroldo Vieppi, Le ricerche petrolifere dalla Val Sporzana alla Val Baganza, in: “Per la Val Baganza” notiziario del Centro Studi Val Baganza, 1981.