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 Sezione Geologica di Vallezza realizzata nel 1947. (Elaborazione grafica AMR)    

Sezione geologica della miniera di Vallezza (1947)

Il sito naturale di Vallezza può essere considerato un paesaggio culturale capace di conservare e testimoniare un rilevante patrimonio di memorie ma anche di tecniche e di scienze. 
In quelle vallate delimitate dai piccoli borghi di Vallezza, Neviano de' Rossi, Ronco di Sotto e Bersano, a partire dalla fine del XIX secolo si comincia a estrarre petrolio e gas naturale.
Questi territori oggi, dopo la chiusura della miniera avvenuta nel 1994, appaiono come paesaggi immersi nella natura appenninica.
Essi vanno considerati invece eccezionali portavoce di una storia unica e testimoniano una conformazione geologica particolare. Il sito minerario di Vallezza ospita infatti nel proprio sottosuolo un giacimento di idrocarburi: petrolio e gas naturale.
Si tratta di combustibili di origine fossile che vengono prodotti a partire dai resti di organismi animali e vegetali, nei tempi lunghissimi di di milioni di anni, in condizioni fisiche ben definite e in seguito a trasformazioni geologiche molto rilevanti. Si potrebbe dire che l'energia proveniente dal sole accumulata dagli organismi viventi durante il loro processo vitale, si sia trasformata, con tempi molto lunghi e precise condizioni geologiche, in energia della terra.

Per questo motivo il petrolio e il gas vengono definiti fonti di energia non rinnovabili: il loro processo di formazione impiega infatti molte migliaia di anni per giungere a compimento, e la terra non può contenerne riserve illimitate.
Il petrolio si conserva, nel sottosuolo, all'interno di sacche o riserve che costituiscono delle autentiche trappole geologiche, poichè presentano strati di roccia porosa e permeabile ricca di idrocarburi (la cosiddetta roccia madre),letteralmente racchiuse da stati di roccia impermeabile, che ne impediscono la migrazione e quindi l'evaporazione.

La geologia del sottosuolo di Vallezza presenta le condizioni necessarie per contenere petrolio. Una presenza remota che arriva dal Mesozoico e dal fondale del braccio oceanico definito Oceano Ligure Piemontese. Qui, oltre 250 milioni di anni fa, sedimentarono alcune tipoligie di rocce che, in seguito a movimenti geologici successivi, compongono oggi l'ossatura dell'Appennino Occidentale e conosciute in geologia come le "Liguridi". Come si può vedere dalle sezioni geologiche realizzate tra gli anni 40 e gli anni 70 (fig.1), queste antiche rocce ofiolitiche, che testimoniano ancora con i loro fossili, la presenza di un antico mare, sono i depositi naturali del petrolio di Vallezza. Osservando i vetrini raccolti dai geologi di Vallezza durante le fasi di attività della miniera, è possibile  minuscoli fossili di conchiglie conservati negi idrocarburi.

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Vetrini di campioni del  Petrolio di Vallezza conservati negli Archivi Gas Plus Italiana,
dove è possibile vedere minuscoli campioni di Petrolio

Ecco perchè a partire dall'inizio del 1900 il suo territorio viene esplorato in profondità alla ricerca di idrocarburi.
Durante tutto il periodo dell'estrazione, si sono perforati nella miniera di Vallezza ben 179 pozzi, come documenta la ricostruzione grafica in basso.

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