Nella miniera di Vallezza si possono osservare testimonianze dei metodi storici di estrazione petrolifera. In particolare è possibile esplorare i macchinari che permettevano l'estrazione petrolifera con Pompa o Cavalletto singolo, secondo un metodo diffuso in tutto il mondo, ma anche il metodo di estrazione centralizzato. Quest'ultimo è un metodo estrattivo di cui esiste testimonianza soltanto a Vallezza, e rappresenta una unicità nel panorama dell'esposizione storica degli idrocarburi.
Il sistema con cavalletto singolo
Si tratta del sistema estrattivo più semplice e più diffuso di estrazione petrolifera nel passato. Il cavalletto è costituito da una pompa volumetrica a pistone, che viene installata direttamente sul pozzo per estrarre il liquido quando la pressione non è sufficiente a portarlo in superficie.
La pompa veniva azionata da un motore singolo che veniva installato in prossimità del pozzo e aveva la sola funzione di movimentare il cavalletto permettendo l'estrazione. A Vallezza questa tipologia di impianti viene utilizzata nei primi anni di gestione della Società petrolifera, ma poi viene progressivamente abbandonata in favore del metodo di perforazione centralizzato, che permetteva di economizzare sia sui macchinari e sul carburante, sia sul lavoro degli operai, che concentravano il loro lavoro nella gestione e nella manutenzione di tre sole centrali.
Il sistema di estrazione con cavalletto singolo viene tuttavia utilizzato ancora fino alla chiusura della miniera, nei casi in cui il pozzo era troppo lontano dalle centrali oppure le asperità del terreno impedivano il corretto collegamento tra la centrale e il sito del pozzo.
Il sistema estrattivo centralizzato
A Vallezza si trovano ancora le testimonianze di un metodo estrattivo del petrolio meccanico e centralizzato. La tecnica, completamente realizzata in loco, risulta una unicità nel panorama estrattivo del XX secolo. I pozzi sparsi lungo la vallata erano dotati di un sistema di pompe per l’estrazione e di un cavalletto metallico che le azionava. Esse erano collegate, attraverso a barre, cavi e ganci in tensione ad una struttura centrale composta da un motore alimentato a gasolio e una grande ruota eccentrica. Collegando, a turno, i diversi pozzi alla centrale di pompaggio era possibile estrarre petrolio da almeno 6 pozzi contemporaneamente, mentre ciascuna delle tre centrali presenti a Vallezza permetteva, alternando turni di riposo a turni di estrazione, di pompare petrolio da 20 – 25 pozzi diversi.
La grande ruota eccentrica in primo piano, azionata dal potente motore diesel che si vede sullo sfondo, ha il compito di trasformare il movimento rotatorio continuo, al fine di spostare l'asse di rotazione dei ganci da collegare ai pozzi.
La lavagna dei turni serviva ad annotare le fasi di attività e di riposo dei diversi pozzi, in modo tale che gli operai, impegnati in turni, per 24 ore su 24, potessero agganciare i pozzi da cui estrarre e sganciare i pozzi che dovevano “riposare”. La fase di inattività di un pozzo era necessaria per permettere alla trappola di idrocarburi di rigenerarsi.
All’esterno della centrale di pompaggio un sistema di ganci permetteva agli operai di collegare e scollegare il sistema in movimento dell’eccentrica ai diversi pozzi presenti nella vallata. Tutti i materiali usati nella costruzione di questo sistema erano di recupero. In particolare il metallo usato per il perimetro della centrale proveniva dalle piste di atterraggio degli aerei della Prima Guerra mondiale.
Il istema di connessione tra i pozzi e la centrale.
Il pozzo, collegato da un sistema di aste, cavi metallici e carrucole collegava la centrale ai singoli pozzi nella vallata e nel bosco, arrivava a profondità che si aggiravano intorno ai 600 metri, esso era dotato di un cavalletto di estrazione che azionava la pompa e permetteva al petrolio e al gas di risalire lungo il condotto. Due valvole, collegate ad apposite condutture, permettevano di separare il gas dall’olio e di portare i due prodotti ai serbatoi di stoccaggio collocati nella parte più in basso della valle.