Uno dei più illustri pionieri della ricerca di idrocarburi in Italia è Luigi Scotti, maestro elementare e appassionato di archeologia, che, nell'ultima decade del XIX secolo esegue scavi archeologici e pubblica le proprie ricerche scientifiche, sulle Terramare nel piacentino e nel parmense. La sua passione per l'esplorazione e per gli scavi lo porta a occuparsi degli studi sul petrolio: l'olio minerale che si trova comunemente in affioramenti superficiali nelle campagne emiliane e che, a partire dalla metà del 1800, viene raccolto e commercializzato per innumerevoli utilizzi.

Scotti, abbandonata la professione di maestro elementare, si dedica all'attività estrattiva di idrocarburi. Sul modello americano di Sir Drake, comincia le esplorazioni ipogee, e costituisce nel 1900, la società accomandita per azioni Curietti-Anselmi & C. che esegue ricerche di idrocarburi nel sottosuolo piacentino. Nel 1902 Scotti istituisce una nuova società: l'Accomandita Italiana Petroli Scotti & C e con essa prosegue le perforazioni nei campi petroliferi intorno a Piacenza.

Nel maggio 1905 Luigi Scotti trasforma l’Accomandita Italiana Petroli Scotti & C, in Società per Azioni, e il 16 luglio dello stesso anno sigla l’atto costitutivo della nascita di una nuova società: la Società Petrolifera Italiana (Spi), a Piacenza, alla presenza del regio notaio di Vernasca, Riccardo Douglas Scotti. Pochi mesi dopo egli sposta la sede della società a Vallezza, ritenendola un sito produttivo ancora da valorizzare appieno.

Per Luigi Scotti la vita da petroliere è costellata da difficoltà, soprattutto economiche. Talvolta ricorre a piccoli stratagemmi per ottenere crediti, ma le sue previsioni, benché considerate visionarie, si rivelano quasi sempre fondate, e Vallezza, piccolo borgo alle spalle di Fornovo di Taro, diviene una tra le più attive miniere petrolifere di inizio secolo.

Tra il 1905 e il 1910 la Spi perfora a Vallezza una decina di pozzi a profondità intorno ai 300 metri, dove si trovano piccole quantità di petrolio. Nel 1911 inizia, per prima in Italia, a utilizzare il gas estratto dai giacimenti per alimentare i motori delle trivelle e riesce così ad abbassare i costi delle trivellazioni.

Nonostante non manchino i successi, a causa delle continue spese per finanziare la ricerca, Scotti deve ricorrere a qualche astuzia per procurarsi nuovi mezzi.  Al fine di incentivare la ricerca, lo Stato elargiva premi in denaro per ogni metro perforato oltre i 300 m. di profondità. Scotti riesce con uno stratagemma a ottenere il premio e investe i nuovi fondi in macchinari d’avanguardia per incrementare l’attività estrattiva.

Sicuro dell’importanza della benzina per il trasporto militare, Luigi Scotti propone la costruzione di un deposito carburante collegato tramite un oleodotto alla raffineria di Fornovo. Una proposta accettata e realizzata in tempi brevissimi nel 1914. Così a Fornovo si inaugura il primo oleodotto italiano, della lunghezza di circa 4,5 km.

Durante la I Guerra Mondiale l'attività estrattiva di Vallezza è fondamentale a rifornire l'esercito italiano di carburante per i mezzi di trasporto e da combattimento. Nel 1916 viene realizzata anche una piccola raffineria presso il borgo di Bersanello.

Al termine della Grande Guerra, il ministero dei trasporti invia alcune missioni tecniche in Romania, nazione considerata all'avanguardia nella ricerca, estrazione e lavorazione del petrolio, al fine di apprendere nuove tecnologie, ma anche per portare investimenti acquisendo società tecnicamente evolute. A questi scambi partecipa anche l'ingegnere Ariberto Scotti (1885-1925), figlio di Luigi e nuovo direttore della SPI. Ariberto si occupa dei contatti con l'estero e in particolare viene inviato nei campi di petrolio di Boryslaw, città polacca che oggi appartiene politicamente all'Ucraina, per fare pratica. Nel 1923 si da’ inizio alla costruzione di una nuova raffineria a Fornovo e si sperimenta a Salsomaggiore un nuovo modello di impianto a percussione disegnato dallo stesso Ariberto Scotti.

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Impianto inaugurato da Ariberto Scotti nella miniera di Monte Gibbio nel modenese.